La domanda mondiale si è risvegliata. Alcuni Paesi sono vicini a sconfiggere la pandemia. Questi Paesi hanno riavviato la produzione, che ha riacceso la domanda di materie prime sul mercato rispetto a quanto appena accaduto negli ultimi mesi. E’ necessario non solo acquistare materie prime per la produzione, ma anche ricostituire le scorte esaurite durante l’epidemia e l’offerta è insufficiente. Quindi c’è una lunga ondata di guerre commerciali e tariffe, soprattutto quelli legati ai metalli. Quando si viaggia a velocità di 1.000 persone è pochissimo pagare il 2% in più. Ora che siamo usciti dalla crisi nera, nella fase di ripartenza, le responsabilità si soppeseranno e si faranno la differenza.

La strategia di approvvigionamento non è stata funzionale. Il vero problema è ripensare la catena di approvvigionamento. È un’operazione di gestione del rischio che richiede la comprensione della convenienza e del rischio di scommettere tutto in determinati mercati. La situazione migliore nel tempo. Risolvere questo problema in modo organico richiede alle aziende di essere molto sensibili, ma richiede anche al Paese di formulare vere politiche industriali.

La soluzione ottimale non esiste, va valutata caso per caso: il mix di offerta va diversificato, proprio come la finanza. Tuttavia, nel settore finanziario, lo scambio da un prodotto all’altro può essere fatto con costi di transazione contenuti Completa, e nell’economia reale, il costo è più alto, è importante avere un piano B attivabile in breve tempo.

Sarebbe interessante che il Governo inserisca la variabile tempo e rischio nelle scelte da fare. La necessità è quella di avere coraggio e apertura da parte della imprese.