Borse e abiti di lusso invenduti in un contesto dove i grandi marchi riducono gli ordini e richiedono sconti e dilazioni, gli artigiani italiani sono preoccupati per il loro futuro.

Il 40% della produzione mondiale di beni di lusso è italiana ed è stata gravemente colpita da un forte calo della domanda a causa della crisi del coronavirus. Alcuni artigiani sostengono che non ci sono nuovi ordini per il post estate.
I gruppi Hugo Boss e Max Mara hanno entrambi chiesto sconti sugli ordini esistenti rispettivamente dell’8% e del 7%, secondo quanto riferito dai fornitori a Reuters.
Da ciò si potrebbe dedurre che i gruppi del lusso di medie dimensioni, in questo modo, stiano cercando di compensare le vendite perse nelle settimane di lockdown.

Si parla di una riduzione degli ordini tra il 20% e il 50% a maggio e giugno rispetto a un anno fa.
Sembrerebbe che dal gruppo Hugo Boss abbiano, inoltre, richiesto una dilazione dei pagamenti a 120 giorni dalla consegna dai 10 giorni normalmente previsti.

I tagli alla produzione e la rinegoziazione dei prezzi mettono a rischio la sopravvivenza di molte piccole e medie aziende che lavorano pellame e tessuti.
Con le principali economie in recessione, la domanda per abiti e accessori di lusso potrebbe crollare fino al 35% quest’anno, secondo la società di consulenza Bain, che ritiene che i ricavi non torneranno ai 280 miliardi del 2019 prima del 2022-23.

Marchi piccoli e grandi si ritrovano con enormi giacenze di invenduto e nella maggior parte dei casi dovranno rifugiarsi in forti ribassi.
Chanel, la controllata di LVMH, Louis Vuitton e la controllata di Kering, Gucci, hanno aumentato i prezzi di molti articoli esclusivi, prevedendo che i loro clienti più facoltosi continueranno, comunque, a fare shopping.
Tuttavia la stessa Gucci e Michael Kors, hanno rinviato l’uscita di alcune nuove collezioni e dichiarato che il lusso dovrebbe smettere di seguire i frenetici cicli di consegna del fast fashion.