L’importanza del riciclaggio entra nell’industria tessile. Il paese che guida questo è l’Italia.

La moda circolare inizia e finisce con il riciclaggio dei rifiuti tessili. Il riciclaggio dei rifiuti tessili è ormai una certezza per il futuro della moda sostenibile, in quella che è stata definita “la corsa alla riduzione dell’impatto ambientale”. E l’Italia sarà probabilmente il primo paese in Europa a tagliare questo traguardo implementando i nuovi standard che anticipano di oltre tre anni quelli dell’Unione Europea. Queste sono ancora in fase di elaborazione, secondo i piani stabiliti dalla direttiva 2018/851, che le definirà una volta completate.

L’obbligo del riciclaggio fa parte del “Pacchetto di direttive sull’economia circolare” adottato dall’UE quattro anni fa, che stabilisce obiettivi vincolanti per il riciclaggio dei rifiuti e la riduzione del numero di discariche fino al 2025. L’Italia ha fissato una sfida per ridurre la nostra dipendenza dalle discariche, compreso l’incontro con una rete in cui i materiali riciclabili saranno raccolti dalle case. Il Ministero per la Transizione Ecologica ha stanziato 1,5 miliardi di euro per questo progetto che mira a migliorare la capacità di riciclaggio e ad attuare un ciclo efficiente e più adatto alle nostre esigenze rispetto a quello basato principalmente sui cicli di consumo.

La produzione, il consumo e il riciclaggio dei rifiuti tessili è diventato un problema pressante a causa della loro limitata disponibilità. Nel dicembre 2021, 143,3 tonnellate sono state differenziate per la raccolta dei rifiuti urbani (0,8% del totale) con solo l’8,6% proveniente dalla plastica o il 12,2% dal vetro, ma stanno emergendo segnali che è possibile cambiare questa rotta spostando la responsabilità sui produttori ed estendendo la responsabilità del produttore in più aree che non solo la gestione post-consumo una volta che hanno messo in vendita la loro merce in luoghi di vendita al dettaglio come negozi brick-and-mortar o piattaforme online come Amazon Marketplace

Retex.Green è un’organizzazione che si propone di promuovere il riciclo tessile in Italia e di contribuire all’implementazione di pratiche all’avanguardia e rispettose dell’ambiente all’interno dell’industria della moda. È stata creata da Sistema Moda Italia nel segno del riciclo tessile, con la missione di essere uno strumento concreto per implementare tali pratiche in tutti i segmenti della filiera – e in ogni fase – alla ricerca di uno sviluppo ambientale sostenibile.

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Scarpe e borse hanno conquistato il mercato

Non si possono definire beni rifugio come l’oro o oggetti di valore, ma gli accessori di lusso non sono certo più solo oggetti da sfoggiare nelle occasioni più importanti. Al contrario, borse e scarpe ora stanno ottenendo anche una grossa fetta di aste di lusso. Numeri da capogiro confermano la forte tendenza generale nel collezionare accessori di lusso con grande interesse dei consumatori più giovani.

Le borse da collezione sono diventate una vera e propria asset class di investimento. Per passione, ma anche per collezione.

Il segmento delle borse da collezione è ancora relativamente piccolo rispetto ad altri oggetti da collezione, ma è cresciuto rapidamente negli ultimi anni, con un grande potenziale di crescita specialmente per le donne si stanno mettendo in gioco, dalle collezioniste più giovani in cerca della loro prima Chanel, alle collezioniste più esperte che collezionano da oltre 20 anni.

Mentre le aste nelle categorie tradizionali come l’arte sono ancora dominate dalle generazioni più anziane, gli acquirenti millennial rappresentano il 29% delle vendite di lusso. Un altro fattore che spiega la forte crescita del segmento degli oggetti da collezione d’asta ha a che fare con la facilità di spedizione e stoccaggio dei beni di lusso e l’uso dell’e-commerce nella categoria lo rende adatto all’espansione online.

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Ora è il momento per i terzisti italiani organizzarsi in poli

I subappaltatori italiani producono marchi di lusso, protagonisti di una grande evoluzione nel corso degli anni. Numerose piccole aziende manifatturiere italiane in rappresentanza di terzi hanno fatto il salto organizzandosi in gruppi o inserendo nuovi centri B2B, consentendo la gestione collaborativa delle risorse produttive. Il 2020 e il 2021 hanno visto un’ulteriore ristrutturazione dei subappaltatori, con un aumento delle acquisizioni. Negli ultimi due anni i fashion maker italiani hanno realizzato 15 fusioni e acquisizioni nel settore del lusso internazionale, di cui nove solo nell’ultimo anno.

Le stime per i singoli affari non sono state rilasciate, ma vale la pena notare che la domanda dei produttori ha aumentato i parametri di acquisto negli ultimi anni, secondo fonti del settore. E questa tendenza non deve fermarsi, poiché le nuove acquisizioni e l’ingresso di possibili player internazionali sono imminenti, spinti dal mercato del lusso in forte crescita, anche in termini di scala, d’altronde, poiché i subappaltatori hanno bisogno di organizzarsi in poli, consentendo una gestione collaborativa delle risorse produttive e degli accordi commerciali. Insomma, se davvero è impossibile dar vita a numerosi centri del lusso in Italia, ora sembra il momento di dedicare un polo manifatturiero al lusso.

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